Riflessioni sulla caducità

CaducitàL’uomo è da sempre afflitto dalla sua condizione mortale, una consapevolezza che tende, nel corso della vita, a nascondere a sé stesso cercando di ignorarla immergendosi nel lavoro e nelle diverse occupazioni e vivendo il più intensamente possibile.

In un breve saggio del 1916 intitolato “Caducità”, Freud, allora in vacanza sulle Dolomiti, prende lo spunto da un episodio in cui in una conversazione durante una passeggiata con due amici, aveva trattato il tema della caducità dei fenomeni. Freud sostiene che la caducità e la transitorietà dei fenomeni sono di certo innegabili, ma ciò non può sminuire il valore stesso della bellezza.

Così scrive: «Non molto tempo fa, in compagnia di un amico silenzioso e di un poeta già famoso nonostante la sua giovane età, feci una passeggiata in una contrada estiva in piena fioritura. Il poeta ammirava la bellezza della natura intorno a noi ma non ne traeva gioia. Lo turbava il pensiero che tutta quella bellezza era destinata a perire, che col sopraggiungere dell’inverno sarebbe scomparsa: come del resto ogni bellezza umana, come tutto ciò che di bello e nobile gli uomini hanno creato o potranno creare. Tutto ciò che egli avrebbe altrimenti amato e ammirato gli sembrava svilito dalla caducità cui era destinato […]. Io non sapevo decidermi a contestare la caducità del tutto e nemmeno a strappare un’eccezione per ciò che è bello e perfetto. Contestai però al poeta pessimista che la caducità del bello implichi un suo svilimento […] I1 valore della caducità è un valore di rarità nel tempo […] Non riuscivo a vedere come la bellezza e la perfezione dell’opera d’arte e della creazione intellettuale dovessero essere svilite dalla loro limitazione temporale. […]. Mi pareva – prosegue Freud – che queste considerazioni fossero incontestabili, ma mi accorsi che non avevo fatto alcuna impressione né sul poeta né sull’amico. Questo insuccesso mi portò a ritenere che un forte fattore affettivo intervenisse a turbare il loro giudizio […] Doveva essere stata la ribellione psichica contro il lutto a svilire ai loro occhi il godimento del bello […] e poiché l’animo umano rifugge istintivamente da tutto ciò che è doloroso, essi avvertivano nel loro godimento del bello l’interferenza perturbatrice del pensiero della caducità». In altre parole, Freud conclude che l’operazione di svilimento della bellezza da parte dei suoi amici era dovuta a una elaborazione anticipata del lutto, per esempio per la perdita inevitabile della bellezza della gioventù. L’essere umano cerca di attenuare il godimento della bellezza per evitare il dolore che gli darà la sua perdita. Così facendo trascorre la sua esistenza senza accorgersene. Il pensiero della caducità è perturbante.

Sul tema del lutto scrive: “Noi sappiamo che il lutto per doloroso che sia, si estingue spontaneamente. Se ha rinunciato a tutto ciò che è perduto, ciò significa che esso stesso si è consunto, e allora la nostra libido è di nuovo libera (nella misura in cui siamo ancora giovani e vitali) di rimpiazzare gli oggetti perduti con nuovi oggetti, se è possibile altrettanto e più preziosi ancora”.

Freud risponde al poeta che non è la bellezza che morirà ma è l’uomo che scomparirà a causa della sua condizione umana. In quanto alla bellezza della natura, essa ritornerà a fiorire ogni anno dopo l’inverno e questo ritorno in rapporto alla durata della vita è un eterno ritorno.

Rispetto alla ciclicità e quindi all’eterno ritorno della natura, un bellissimo lavoro del fotografo David LaChapelle intitolato “La Terra Ride nei Fiori” ne illustra l’essenza in linea con il suo stile maleducato, ironico e scioccante, con gli schemi dell’arte pop e della critica sociale. Alla base del lavoro vi è l’espressione di una ricerca contro l’illusione della nostra civiltà occidentale e dei suoi idoli. Nature morte a tema floreale si mescolano ai simboli di una natura morta contemporanea fatta di cellulari, bicchieri di vino rotti, sigarette che si consumano, teste di plastica, bambole spezzate, flebo, carta igienica e prime pagine di giornali che annunciano catastrofi. I fiori, con i loro colori sgargianti, vengono visti come la sorridente risposta della Terra all’arroganza degli esseri umani che si illudono di poterla governare. Sono gli unici elementi che mantengono ancora un collegamento con la Natura e che resistono al centro della scena. Quella natura rappresentata dai fiori mantiene ancora il senso delle cose: vive e muore, per poi rinascere. Gli oggetti di contorno stimolano riflessioni sulla caducità delle cose, riportando l’attenzione sull’effimero e il superfluo, sull’assenza di valore e sulla bellezza falsa e artificiale.

Dott.ssa Valentina Villani

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